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Channel: nicolas joly – Intravino
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Alla fine butterò quel maledetto taccuino: le domande che non ho fatto a Nicolas Joly

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Non gliele ho fatte per disagio, sospetto, soggezione, dissenso. Sono domande che, in bella mostra, scoloriranno dentro un taccuino, sepolto fino al giorno prima tra le scartoffie di casa mia e rispolverato per l’occasione. Era destino, evidentemente: quel taccuino, pieno o vuoto, ha da murì in mezzo alla polvere.

Si impone una riflessione. Dal titolo: “Quando la presunta bontà di ciò che uno dice e di cui mi vuole convincere, sbatte le corna sul muro della mia diffidenza teutonica”. Più o meno. Ho osservato il linguaggio del corpo, lo sguardo dritto, le parole che tagliavano in due la sala. Ho ascoltato e segnato ogni cosa. Mi sono anche fatto rintronare dall’affabulazione, dinamizzata da forze cosmogoniche. E in prima battuta ne ho scritto sotto gli influssi di luna crescente. Ma adesso ne parlo senza fatica. Scorre tutto con naturalezza. I vini? Alcuni buoni, altri buoni assai, qualcuno no good. Ma ci sta. Fa parte del gioco. Ed è stata la frazione di gara che ho più apprezzato. Grazie a Dio il vino parla da solo. E se ne va in giro per il mondo a cazzo dritto, fregandosene dell’autore. Un incontro bello, quello da Dettori, rivelatore e a tratti coinvolgente. Che in alcune fasi all’insegna del “so tutto io”, ha sfiorato la poetica del Marchese del Grillo per diventare un mezzo vaticinio. L’oracolo di Delfi in salsa bearnaise.

 

  1. Lei ha percorso mezza Europa per arrivare qui e parlarci di vino, energia, territorio. Una domanda: le vigne qui fuori è andato a vederle?
  2. Se c’è un ordine universale, un’energia cosmica che è sopra di noi da sempre, perché mai avrebbe bisogno di essere stimolata con preparati biodinamici?
  3. Cosa pensa dei viticultori che, in Borgogna, per salvare il raccolto e le vigne, hanno deciso di abbandonare momentaneamente le pratiche bio a causa delle condizioni meteo avverse? Lei al posto loro cosa avrebbe fatto?
  4. È più rispettoso della natura, delle regole del cosmo, della vite, del terroir, lei o un produttore di vini cosiddetti naturali?
  5. L’hanno definita “globe trotter della biodinamica”: cosa risponde?
  6. Ha detto che, negli ultimi anni, ha ridotto il quantitativo di uve botritizzate anche perché il mercato non apprezzava. Quanto peso hanno le logiche di mercato nelle scelte di un vigneron? (Se mi dice che il mercato non conta si contraddice. Se invece ammette che conta, non potrà in alcun modo condannare i produttori di Borgogna che, per vendere (prima regola del mercato), hanno abbandonato le pratiche bio. Bel dilemma. Vediamo come ne esce. Nda)
  7. Le sono piaciuti tutti i vini degustati stasera?
  8. E, infine, una domanda venuta fuori da una chiacchierata tra amici. Stavo quasi per scordarmi di fargliela: quali sono i difetti che considera imperdonabili in un vino?

Quel maledetto taccuino. Finirò per buttarlo via.

 


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